6 - 10 settembre 2006
 
 
 
 
 
 

Bella quant´altra mai la posizione della città [...] che distendendosi sulla china di un colle [...] solleva al cielo le frequenti torri; con un prospetto tutt´intorno così libero e vasto che più grande e più bello io non credo aver ne possa un´altra città situata in pianura.

Francesco Petrarca, Lettera al Boccaccio, 1365




Pavia sorge sulla sponda sinistra del Ticino, poco a monte della confluenza con il Po, al centro di una delle più fertili zone agricole della Pianura Padana: fondata probabilmente nel 89 a.C,. in epoca romana era nota con il nome di Ticinum e fu fiorente centro commerciale specialmente nel tardo Impero fino alla conquista da parte dei Visigoti di Alarico. Nel 476 si svolse nei suoi pressi la battaglia in cui Odoacre sconfisse Romolo Augustolo, formalmente l´ultimo imperatore romano, ponendo fine al secolare impero.

Ticinum si avviò ad assumere il ruolo di capitale del Regno Italico dopo che Teodorico la espugnò sconfiggendovi Odoacre. Il re ostrogoto (498), pur preferendole Verona, costruì nella città un palazzo reale, poi i Longobardi (572) ritenendola ben al riparo dalla minaccia dei Bizantini, la elessero, divenuta nel frattempo Papia, a sede stabile della corte e del comando militare.

La presenza presso la corte di intellettuali e giuristi (fra tutti Paolo Diacono) favorì la nascita e lo sviluppo di una scuola storico-giuridica, antenata della prestigiosa Università.

Nel 774, sotto il regno di Desiderio, la città soccombe all´alleanza tra Carlo Magno e papa Adriano. I re dei franchi verrà incoronato imperatore nell´800 e manterrà Pavia come capitale del Regno Italico, ormai provincia del Sacro Romano Impero.
La città si sviluppa notevolmente come centro di scambi, grazie al naturale collegamento con l´Adriatico attraverso il Po e al posizionamento su quella che sarà la via Francigena. Nel 924 il sacco degli Avari e il conseguente incendio cancelleranno ogni traccia della Pavia altomedievale: ma la città ormai risultava perfettamente inserita in una rete di relazioni commerciali stabili grazie al suo status di capolinea delle rotte veneziane che portavano lungo il Po sale, spezie e merci dall´Oriente e si preparava a godere di quella fase di prosperità di cui avrebbero beneficiato i comuni Padani a partire dall´XI secolo.



Pavia Medievale

Pavia, dunque, intorno all´anno Mille pone le premesse per essere esempio di fioritura commerciale, culturale ed architettonica: nel 962 Ottone di Sassonia viene incoronato a Pavia, così come - nella chiesa di San Michele - Enrico II nel 1004. I Pavesi, stanchi del domino straniero insorgono più volte contro il potere imperiale, dovendo cedere il ruolo di capitale a Milano, divenuta sede delle incoronazioni. Lo scontro politico e militare con il comune ambrosiano finirà nel 1061 con una tacita tregua. Nel 1096 Pavia diventa punto di riferimento e di passaggio per molti cavalieri che si recano a Genova per imbarcarsi per la prima crociata, a cui partecipa anche la città. Nel 1112 Pavia inizia la sua esperienza di gestione comunale: i primi consoli eletti si riunivano nella domus episcopi (c´è chi ha voluto vedere una grande consonanza di vedute, in Pavia, del potere temporale con il potere spirituale) e più tardi nel palazzo del Broletto.

Nel XII secolo subisce notevoli danni a causa di un terremoto (1117), mentre dal punto di vista politico la distruzione di Milano da parte di Federico Barbarossa, ultimo imperatore incoronato in San Michele, riafferma temporaneamente la supremazia di Pavia nella pianura lombarda.

In questo periodo l´espansione del commercio, lo sviluppo delle manifatture e il controllo di un vasto territorio consentivano l´accesso a notevoli risorse finanziarie che consentirono vaste opere di ristrutturazione e di nuova edificazione della città, in particolar modo delle caratteristiche torri delle chiese. La prima ad essere ricostruita fu San Michele, che divenne un modello del romanico italiano. In seguito San Teodoro, San Pietro, San Lazzaro, Santa Maria in Betlem, di San Giovanni Domnarum, e infine delle due basiliche gemine - Santo Stefano e Santa Maria del Popolo - che sorsero sull´area del futuro Duomo ed oggi scomparse. Dotate di caratteri pressochè omogenei si ricollegano stilisticamente al romanico padano e lombardo, come nell´uso del tiburio, delle arcate cieche in facciata o della facciata a capanna. L´uso dell´arenaria accanto al più usuale cotto e l´uso di mosaici di influenza bizantina, dovuto ai frequenti contatti con Venezia, sono invece tratti peculiari dell´arcitettura pavese. Caratteristico delle basiliche pavesi è, l´essere "orientate", ossia con l´abside verso est - donde venne la luce di Cristo - così che l´arenaria delle facciate principali rivolte verso occidente, si accende al tramonto del sole.

Tra gli altri siti interessanti ricordiamo il monastero di San Felice con chiostro e chiesa annessa, risalente al regno di Desiderio, i resti della chiesa romanica di San Zeno e le chiese di Sant´Eusebio e San Marino, entrambe di fondazione longobarda e citate dallo storico Paolo Diacono come tra i primi edifici voluti dai nuovi dominatori barbari al loro insediamento in Pavia.



Pavia Rinascimentale

Pavia tra Umanesimo e Rinascimento deve molto alla politica di trasformazione attuata dal secolo XIV dalle famiglie Visconti e Sforza.

Dopo la relativa autonomia raggiunta da Pavia in età comunale e gli scontri tra i ghibellini e i guelfi dei Beccaria e dei Langosco la città fu assoggettata dai Visconti nel 1359.

Galeazzo promosse nel 1360 la costruzione del Castello e della Cittadella e fondò l´anno successivo lo Studio generale di diritto canonico e civile, di filosofia e di arti liberali, collocato originariamente nel Monastero di San Tommaso ponendo così le basi per lo sviluppo della sede Universitaria.
Nel 1395, Pavia diventava contea della Famiglia, mentre la sede del ducato veniva definitivamente posta a Milano: il 27 agosto 1396 viene posta la prima pietra della Certosa che Gian Galeazzo eleggerà come cappella palatina e proprio mausoleo.
Della signoria viscontea sono da ricordare la rettifica dell´antico cardo romano che prenderà il nome di Strada Nuova (e conseguente sistemazione della platea, oggi Piazza della Vittoria, all´incrocio con il decumano) e il completamento delle grandi fabbriche religiose aperte in periodo comunale (San Francesco e San Tommaso), ponendo mano a Santa Maria del Carmine.
Nel 1447 con la morte di Filippo Maria la dinastia dei Visconti si estingue e il ducato passa nelle mani di Francesco Sforza che ne aveva sposato la figlia Bianca Maria.

Dal 1454 pur trasferendosi definitivamente la sede ducale a Milano, proseguì la straordinaria opera di rinnovamento urbano con i grandi cantieri del Duomo e dell´Ospedale Civile (iniziato nel 1449).

Al rinnovamento determinato dalla committenza della corte e della municipalità si aggiunse anche quella delle famiglie patrizie locali che costruirono o rinnovarono i propri palazzi e dal rinnovamento di conventi e chiostri del clero locale.
Dopo un decennio di influenza francese, a seguito del trattato di Noyon del 1516, Pavia fu teatro dell´episodio decisivo della guerra tra Francesco di Valois, re di Francia, e Carlo d´Asburgo imperatore e re di Spagna, nel 1525. La vittoria consegnò la Lombardia alla Spagna, cosa che fu confermata dalla pace di Cateau Cambresis del 1559.

Divenne governatore per conto degli Spagnoli Ferrante Gonzaga consolidò la città e ne fece una piazzaforte secondo le più recenti tecniche militari: fu proprio questo chiudersi in sé stessa che fece iniziare un inevitabile declino. In questo quadro spiccano, come prestigiose eccezioni, i collegi progettati da Pellegrino Ribaldi: il Borromeo, fondato da San Carlo nel 1565, e il Ghislieri, fondato da Pio V nel 1569.



Pavia Illuministica

Con la pace di Utrecht del 1713 Filippo d´Angiò diventa re di Spagna: una delle condizioni imposte dalla pace è la cessione all´Austria della Lombardia. Pavia passò pertanto sotto il dominio degli Asburgo (i territori a Sud del fiume passarono ai Savoia) e risentì dell´opera riformatrice avviata in seguito da Maria Teresa d´Austria e dal figlio Giuseppe II, esponenti del cosiddetto assolutismo illuminato.

Intanto la città, dal 1783, non è più considerato una piazzaforte strategica: inizia dunque la demolizione dei suoi bastioni che lasciano spazio a viali alberati, riorganizzando la viabilità in funzione dei collegamenti con il territorio circostante. Viene così progressivamente ridimensionato anche il sistema urbano delle porte. Le grandi trasformazioni di Pavia avvengono soprattutto nell´assetto proprietario della campagne. Le ricchezza e il potere acquisito dal ceto dei grandi proprietari si concretizza nell´opera di architetti come Lorenzo Cassani e Gian Antonio Veneroni (quest´ultimo autore di del progetto di San Marco e della cappella in SS. Gervasio e Protasio) e nella costruzione di numerose dimore patrizie.

Nell´ultimo trentennio del XVIII Secolo, i due regnanti d´Asburgo avviano il riassetto delle finanze e della burocrazia: a beneficiarne saranno soprattutto l´Università e l´Ospedale, che diventano entità moderne e che costituiranno la base per la fortuna di Pavia come centro universitario e clinico d´eccellenza.

Nei 1797, a seguito del trattato di Campoformio, i territori del Lombardo-Veneto passano sotto il controllo di Napoleone: viene costituita la Repubblica Cisalpina: Milano è capoluogo, Pavia a capo del Dipartimento del Ticino.

I napoleonici proseguirono le opera di riforma iniziate sotto il regno austriaco: nel 1803 riorganizzarono l´Ateneo su tre fronti di ricerca (lettere, fisica e matematica, medicina) che tutt´oggi caratterizzano l´Università.

Vengono soppressi gli ordini religiosi: di conseguenza si innescò un processo di trasformazione degli edifici da uso monastico, come il convento della Chiesa di san Francesco (ora Collegio Cairoli) a funzioni civili e militari.

I francesi progettarono un parziale riassetto urbano con la rettifica dell´antico decumano, disegnando le nuove porte e riorganizzando le sponde fluviali con la rettifica del Naviglio e il suo collegamento al Ticino con un sistema di chiuse. Questa riorganizzazione continuò anche dopo la fine dell´epoca napoleonica e il conseguente ritorno agli Asburgo, fino al 1840 circa.



Pavia contemporanea

Con il diffondersi in Italia delle idee e dei valori risorgimentali anche Pavia comincia a mostrare insofferenza per il dominio austriaco, giogo ben differente rispetto all´illuminato regno di Maria Teresa e di Giuseppe II. Sulla scia delle Cinque giornate di Milano nel 1848 la borghesia cittadina guidata dalla famiglia Cairoli. Passati all´esercito sabaudo durante la Seconda Guerra d´Indipendenza del 1859, i Pavesi si scontarono con gli austriaci a Rinasco, Montebello, Palestro e Magenta, contribuendo così a riunire la città con i territori dell´Oltrepo.

Con l´annessione al Regno d´Italia e la fine della propria natura pressoché perpetua di città di confine iniziarono modificazioni rilevanti dell´impianto urbano, rimasto fino ad allora al interno delle mura.

Demoliti i bastioni, sviluppato il Naviglio e raggiunta dalla ferrovia, espandendosi con nuovi quartieri e
all´inizio del Novecento con insediamenti industriali (Hartmann, Gaslini, SNIA, Necchi) a ridosso della ferrovia per Milano, inaugurata nel 1861 e terminata nel 1891 nella direzione di Genova.

L´immagine di Pavia nel secondo Ottocento rinnova la sua immagine tardobarocca e neoclassica con il revival stilistico caratteristico dello storicismo romantico: neoromanico e neogotico, soprattutto, consentono agli architetti di sbizzarrirsi nel gioco delle citazioni, dando sfogo alla fantasia creativa e alla mescolanza di elementi architettonici.


Anche in Italia risuona l´eco, seppur in misura minore, delle correnti europee: a Pavia, seppur nell´esiguità di esempi il modernismo Ottocentesco e Liberty del primo Novecento riveste una propria dignità, accostando tra loro il tradizionale mattone rosso e gli elementi floreali in ferro battuto o gli intonaci tenui. Esempi sono la galleria Arnaboldi e la prospiciente casa Dellera. La prima, voluta tra il 1880 e il 1882 dal conte Bernaldo Arnaboldi Gazzaniga, sindaco di Pavia, come luogo per le contrattazioni commerciali. Si tratta dunque di un vero proprio mercato coperto che si trovava nel salone attorniato da negozi, progettata da Enrico Balossi. Casa Dellera è costituita, in forme liberty, da un corpo di quattro piani, con negozi al pianterreno e abitazioni ai piani superiori; fu realizzata dall´architetto Antonio Rossi nel 1908. Altri esempi particolari di modernismo sono Casa Devoti - in area Castello - che deve il proprio nome all´ingegnere che la progetto nel 1911, concependo un palazzo di influenza del Tardo Ottocento francese con un´inconsueta soluzione mansardata, e Casa Gerardo, di gusto Decò, ristrutturata nel 1932 su progetto di Ernesto Aleati. Ad Aleati si deve anche la sistemazione di Piazza della Posta.

Nel 1933 viene bandito il concorso per un nuovo piano regolatore, che viene vinto dall´architetto pavese Carlo Morandotti; il piano prevede un´espansione a macchia d´olio indifferenziata pari a quattro volte la superficie esistente e senza cercare troppe mediazioni con il territorio agricolo circostante. Allo stesso Morandotti si devono gli uffici del Comune, realizzati a partire dal 1936. Dello stesso anno l´ex Casa dell´Opera Nazionale Balilla. Tra le opere di ammodernamento della città di Pavia vi fu la sistemazione della circonvallazione di viale Battisti- viale della Libertà e la realizzazione dell´allora Ponte dell´Impero oggi della Libertà. Abbattuta la porta ottocentesca, vi fu la sistemazione tra i due tratti della piazza detta della Minerva per il monumento bronzeo opera di Francesco Messina.

Nel 1949 si riedifica il Ponte coperto bombardato durante la guerra e si avvia il rifacimento della zona di Porta Calcinara e Porta Nuova. Nel 1963 si approva il nuovo piano regolatore che dà l´assetto e l´aspetto alla Pavia odierna.