6 - 10 settembre 2006
 
 
 
 
 
 

Festina lente, affrettati lentamente... io ho sempre preferito gli emblemi che mettono insieme figure incongrue ed enigmatiche come rebus, che stabiliscono tra loro un´inattesa armonia...

Italo Calvino, Lezioni americane




Pavia è una città di provincia.


Detto così, solo poco tempo fa, sarebbe stato un insulto. Provinciale in quanto grossolano, arretrato, chiuso.


Oggi provincia in Italia è sempre più sinonimo di qualità della vita; è un modo di essere, di condurre la vita quotidiana diversamente rispetto a quello metropolitano: meno frenetico e veloce, ma senza dubbio più umanizzante e corretto, più solidale con le presenti e le future generazioni.


Perché essere locale non significa necessariamente essere fuori da un mondo sempre più globale ed interconnesso, ma vivere il presente nel modo migliore possibile; guardare il futuro utilizzando le grandi opportunità tecnologiche e culturali del nostro tempo senza mai dimenticare il patrimonio di esperienza che ci viene dalla storia e dalla cultura delle persone. Relazioni sociali ed economiche sostenibili proprie dei piccoli centri, nelle province e periferie del mondo che ora vengono guardate come i "nuovi" centri.


Pavia è un città che non ha la grandezza né la velocità della vicina Milano, ma non per questo è priva di produttività e di operosità. È l´operosità dello studio, del sapere, dei tempi lunghi: ricchezze sedimentate che offrono un modello di vita che viene da lontano, "vecchio", ma incredibilmente nuovo perché appariva dimenticato.


Festina lente, affrettati lentamente, dicevano i padri latini. Elogiare la lentezza significa lodare un concetto di godere la vita e il lavoro.


Vuol dire affermare un "nuovo umanesimo" dell´essere e dell´abitare. Ed è proprio a Pavia che hanno sempre trovato affermazione l´umanesimo, le arti del trivio del quadrivio; scrigno di esperienze e valori di sapienze arte e scienze: riesce oggi ad armonizzare i tempi storici con i tempi moderni, le ragioni della natura con quelle della cultura e dell´economia. Consente così di accorgersi ancora dei sapori, dei colori, dei profumi della città.


Non solo cibo, la cultura, il sociale e la formazione dei giovani ma anche l´urbanistica, i trasporti e il turismo, l´ambiente e il mondo agricolo.


Pavia è centro storico di edifici antichi, complessi monumentali, torri, chiese; piccolo abbastanza da poter essere fruito a piedi o più comodamente con le tante biciclette di studenti che vi girano. Buona parte del centro storico cittadino si trova sul bordo e lungo le pendici del terrazzo fluviale del Ticino. Subito oltre il Ponte coperto il sapore antico del Borgo Ticino. Ma anche boschi che compenetrano un tessuto edificato sparso sorto nel dopo guerra, che a sua volta tenta di incunearsi in zone agricole periurbane: a dominare attorno alla città, mais e riso, pioppeti e filari, incolti e cascine.


Se vogliamo parlare di vivibilità, sostenibilità, bellezza non possiamo riferirci solo alle città ma anche a ciò che le circonda: nel caso di Pavia dobbiamo guardare al Parco Visconteo, al comprensorio del Ticino. E visto che Pavia è "provinciale", nell´accezione sopra ricordata, non possiamo non ricordare i suoi bellissimi territori: la Lomellina e l´Oltrepo.


L´elemento che unisce queste parole e questi luoghi è la qualità della vita. Capire quanto ancora sia bella la compenetrazione tra natura e artificio, tra antropizzazione e ambiente naturale. Scoprire in una città e nel suo territorio, appunto, "un´inattesa armonia".