CANDIDATO SINDACO
ADOLFO
FANTONI
PROGRAMMA DI LEGISLATURA
PRESENTATO DALLA LISTA
UNA DIVERSA PROSPETTIVA
In tempo d'elezioni la "comunita' politica", anche
locale, farebbe bene ad interrogarsi su cosa sia stato il consolidarsi del progetto social-liberale occidentale nei
cinquant'anni del dopoguerra. A fronte di una persistente crescita economica, che permetteva margini di garanzia
dello Stato sociale, i lavoratori, benche' perdenti, hanno saputo mitigare il proprio sfruttamento ottenendo, con la
lotta, una parziale ridistribuzione del reddito e dunque migliori condizioni di vita. Cio' pero' non ha impedito il
formarsi di uno strato sempre piu' vasto di disoccupati cronici, giovani esclusi dal mercato del lavoro, immigrati,
anziani in miseria, senzatetto e ragazzi di strada superflui alla produzione, "inutili", oltreche' socialmente costosi.
E' quel terzo di societa' mancante di rappresentanza politica, privo di solidarieta' civile, ghettizzato dal resto della
societa', ben evidente in America e sempre piu' presente anche in Europa. Una porzione di popolazione in
espansione per la quale s'e' chiuso l'ombrello dello Stato sociale e a cui favore si concentrano gli sforzi di un
crescente volontariato sia cattolico che laico. Oggi essere controcorrente significa occuparsi di questa sottoclasse,
privata di fatto anche della possibilita' d'usare la propria apparente liberta' soggettiva, levandosi paradossalmente a
difesa del restante Stato sociale, in passato componente essenziale di creazione del consenso delle politiche social-
liberali con il loro corollario di corruzione. La mondializzazione dell'economia ed il suo appiattimento su un
pensiero unico spinge invece i governi a smantellare radicalmente lo Stato sociale in un crescendo di deregulation.
Siamo in pieno darwinismo sociale sostenuto dalla "nuova destra" e ben radicato nella "vecchia" convinzione che
la disuguaglianza non sia un male, ma anzi il motore del progresso. In tale logica l'autentica liberta' diventa
patrimonio di una e'lite, sempre piu' ristretta e capace d'imporsi, mentre per i perdenti rimane l'angusto recinto del
populismo nazionalista, pericoloso parcheggio degli istinti meno nobili di individui frustrati. Al contrario, per chi
prova senso di sofferenza verso la disuguaglianza, il dramma resta l'impossibilita' di dar voce ai piu' diseredati tra i
perdenti, coloro per i quali si rileva impraticabile l'accesso alla possibilita' stessa di scegliere. Anche un qualsiasi
liberale - non da operetta - sa cosa significhi la violazione del rispetto dovuto a tutti e a ciascuno. Come un simile
atteggiamento di sensibilita' possa tradursi in atti amministrativi del Comune - il "pezzo di Stato" piu' vicino alla
famosa "gente" - dovrebbe essere oggetto di dibattito tra le forze pavesi, specie di sinistra, assai piu' delle querelle
sul nome del futuro sindaco. Ed e' per favorire questo dibattito che Rifondazione Comunista presenta le sue
proposte.
GLI INTERESSI E I CONFLITTI
Nella primavera del 1993 avevamo
presentato un programma per il Comune di Pavia, i cui punti essenziali non possono non essere riconfermati. E
tuttavia da quella data a oggi si sono verificate novita' significative, dalle quali non si puo' prescindere. A Pavia,
come negli altri centri maggiori della nostra provincia, - Vigevano, Voghera, Mortara - si e' fatta l'esperienza di
cio' che comporta il potere amministrativo nelle mani dei Sindaci-Podesta' della Lega di Bossi quanto a degrado
della democrazia e dello stesso costume civico. Fortunatamente questo potere e' stato sconfitto, la sua presuntuosa
arroganza e' stata umiliata, e le amministrazioni leghiste sono crollate dappertutto sotto il peso della loro stessa
incapacita' e delle risse di basso profilo che si sono scatenate al loro interno. Non d'altro nutriti che da una cultura
da bar, infarcita di slogan qualunquistici e di settarismo provinciale, gli uomini della Lega si sono accapigliati
miserevolmente tra loro, del tutto incapaci di rendersi conto di come giorno per giorno montasse nei loro
confronti la disistima e il disprezzo dei cittadini delusi. Ma la sconfitta della Lega, a cui il nostro Partito ha dato
un determinante contributo di denuncia e di chiarificazione a tutti i livelli, non significa che il groviglio di
interessi non sempre limpidi che nella Lega avevano trovato rappresentanza e sostegno sia scomparso. Forse, anzi,
e' diventato piu' prepotente e piu' insidioso di prima; solo che e' in cerca di altri referenti politici per realizzare i
suoi obiettivi. Gli appetiti che da anni si concentrano sul Piano Regolatore, sulla destinazione delle aree dismesse
o in via di dismissione da parte delle industrie che cessano la produzione per lucrare nelle avventure immobiliari;
quelli che hanno di mira l'abbattimento dei vincoli di tutela ambientale nel Parco del Ticino e nelle aree verdi del
territorio circostante; quelli che sperano di potersi appropriare a prezzo di liquidazione del patrimonio dell'A.S.M.
o dello I.A.C.P.; quelli che pretendono di avere mano libera nel business dei rifiuti: tutto questo mondo di
affaristi e di speculatori sta cambiando cavallo, si e' accorto che la Lega e' troppo insipiente e pasticciona per
assicurargli adeguate coperture nella gestione della macchina comunale e cerca cavalli alternativi, piu' affidabili e
piu' efficienti. Per adesso e' ancora incerto, non sa decidersi tra Forza Italia e Alleanza Nazionale, e magari pensa
che sia piu' vantaggioso farsi rappresentare da qualche listone non troppo connotato a destra, una qualche
marmellata elettorale che abbia come capolista un candidato Sindaco che possa essere fatto passare come
virtuosamente disinteressato e "al di sopra delle parti" perche' sa sorridere a tutti, comparire spesso, ma senza
mai compromettersi nelle questioni in cui ci sarebbe il rischio di urtarsi con qualche potente. Questo candidato
dovra' essere persona onesta, nel senso che a suo carico non risultino condanne per furti di autoradio o di polli. Se
viceversa si e' affermato grazie a operazioni piu' lucrose, fatte rientrare nel Codice grazie ai cavilli di avvocati di
fama, questo potra' magari essere considerato titolo di preferenza. L'importante e' che "ami Pavia", e quindi i
Pavesi tutti, grossi reddituari e pensionati al minimo, managers che licenziano e lavoratori che sono licenziati.
Perche', si assume, siamo tutti fratelli, tutti nella stessa barca: dalla quale non si puo' escludere nessuno, o tutt'al
piu' gli extracomunitari, i meridionali, etc. che sono veicoli di disordine e di vizio, e anche quando sono onesti
tolgono comunque posti ai nostri in cerca di occupazione. L'altro requisito essenziale di questo candidato e' che
dia garanzie di devozione sicura per la "liberta'", cioe' per il libero mercato, che e' il solo modo di ottimizzare i
profitti e di quadrare i bilanci pubblici, e, soprattutto, quelli privati. Per logica conseguenza, il candidato dovra'
essere anticomunista: essendo i comunisti portatori di perniciose teorie solidaristiche, che rivendicano per la gente
comune gli stessi diritti, la stessa istruzione, la stessa assistenza sanitaria che la gente bene si procura pagando di
tasca propria nelle scuole e nelle cliniche private. Teorie quanto mai assurde, perche' antieconomiche: in quanto,
per attuarle nella realta' pratica, lo Stato e il Comune dovrebbero far pagare le tasse non solo ai redditi da lavoro,
come si e' sempre fatto da che mondo e' mondo, ma addirittura perfino ai redditi di capitale: che sarebbe la morte.
LE GARANZIE CHE VOGLIAMO
Ma, fuor del'ironia, noi, che comunisti siamo
e ci onoriamo di essere, ci ispiriamo a un altro codice etico-politico, che ha ben altri orizzonti che quelli che ci
vengono faziosamente attribuiti. E pertanto riconfermiamo con forza i seguenti principii:
1. Vogliamo
amministratori non al servizio dei potenti o, peggio, del malaffare, ma della citta' e dei cittadini. Cio' postula che
si ponga in primissima linea la questione morale: scelta di candidati e amministratori di provata e riconosciuta
integrita', rifiuto di quanti abbiano dato prova di usare gli organismi comunali come comitati di affari, impegno
nostro, e di tutti i gruppi eventualmente collegati, alle dimissioni immediate di esponenti inquisiti per corruzione o
per collusione con elementi sospettabili di favorire disonesta' di qualsiasi genere.
2. La garanzia di pulizia
e trasparenza nella gestione amministrativa non puo' che essere affidata alla partecipazione e al controllo
popolare. Cio' implica il rilancio dei Consigli e il sostegno di tutte le istanze di vita associativa e di democrazia
di base, a partire dai luoghi di lavoro; e implica altresi' che, nei rapporti tra il cittadino e la struttura pubblica, si
affermi la logica del diritto dell'utenza al servizio e al controllo delle procedure e del funzionamento della
macchina comunale. Naturalmente oltre all'idea dei diritti dell'utenza, si deve affermare anche quella dei doveri
civici di responsabilita' e di partecipazione collettiva, mettendo da parte una concezione puramente assistenziale
dell'intervento pubblico. I cittadini devono essere incentivati a riappropriarsi della "cosa pubblica" attraverso ogni
possibile forma di cogestione e di autogestione dei servizi; e' piu' che mai necessario riconquistare il controllo
della circolarita' tra domande e risposte sociali, combattendo il principio della delega totale che sta devastando la
partecipazione politica a tutti i livelli.
3. Precedenza assoluta, nella elaborazione dei programmi comunali
e nella loro attuazione, dev'essere riconosciuta ai problemi dello sviluppo e dell'occupazione. Occorre contrastare
i processi di deindustrializzazione e finanziarizzazione dell'economia, evitando qualsiasi subalternita' alle logiche
e agli interessi del capitale, da chiunque e in qualunque forma sostenuti. Gli uomini di paglia dei cosiddetti
"poteri forti", anche se paludati di sonanti titoli accademici anche se si sgolano in proclami strappalacrime di
amore per Pavia, vanno tenuti a debita distanza dalle cariche in cui si decidono il presente e il futuro della citta'.
4. La gestione del territorio comunale deve porsi come obiettivo primario la tutela dell'ambiente e i
problemi della vivibilita' della citta': assicurare ai cittadini spazi verdi, parcheggi, impianti sportivi e spazi
destinati ad attivita' culturali, anche con forme nuove di organizzazione della vita cittadina per quel che riguarda
la determinazione delle zone chiuse al traffico, gli orari dei pubblici servizi e il loro funzionamento, la
distribuzione della rete commerciale.
IL P.R.G. E L'ASSALTO ALLE AREE
DISMESSE
Dovendosi questi principii di fondo calare nella concreta realta' della nostra citta', occorre
in premessa un richiamo alla situazione esistente. Pavia ha subito negli ultimi decenni la distruzione del suo
apparato produttivo, a causa dei mutati orientamenti della grande proprieta' industriale, che ha rinunciato a tenere
il passo del progresso tecnologico e invece di misurarsi con la concorrenza ha preferito avventurarsi sul terreno
della finanziariazzazione. Le areee su cui insistevano fabbriche un tempo operose, sono divenute appetibili per
ogni genere di speculazioni edilizie. Per facilitare queste prospettive molte industrie sono state volutamente
abbandonate all'obsolescenza e al degrado, con conseguente perdita di posti di lavoro. Questo processo non e'
stato affiancato da un parallelo decollo del terziario avanzato e produttivo. Vi e' stata invece una progressiva
pervasivita' nel tessuto locale di gruppi economici sostanzialmente parassitari, che oggi premono per avere a
disposizione strumenti urbanistici e amministratori- fantoccio che consentano loro di completare i proprii disegni.
Attualmente e' in vigore un Piano Regolatore generale elaborato nei primi anni delle Giunte di sinistra, che nei
suoi principii di fondo (al di la' delle variazioni che ha gia' subito) costituisce per quei disegni di speculazione un
ostacolo da eliminare. RIFONDAZIONE ribadisce che un P.R.G. che si ispiri al bene dei cittadini tutti, e non
solo agli appetiti dei gruppi di potere, deve mantenere marcate caratteristiche di regolamentazione pubblica
dell'attivita' privata. L'Ente locale deve lavorare attorno ad una progettualita' sua propria, che abbia come
obiettivo la miglior vivibilita' dell'ambiente urbano, la tutela della salute e del benessere di tutti. E non ci puo'
essere benessere per chi non ha un lavoro. Senza lavoro e' in pericolo anche la dignita' della persona. Pertanto il
Comune deve poter coordinare con la necessaria autonomia e capacita' di imposizione piani di sviluppo della
citta' in accordo con privati e componenti sociali, approvando e realizzando un P.R.G. che regoli in questa ottica
centro storico, viabilita', trasporti, turismo e indotto, conservazione del patrimonio culturale e suo sviluppo, difesa
dell'ambiente naturale. Il Comune deve porsi come GARANTE, in ogni intervento, degli interessi dei cittadini e
delle categorie economicamente e culturalmente piu' deboli, nei confronti dell'interesse privato e di ogni tipo di
speculazione. Per questo deve proporre e coordinare momenti di accordo con Enti e/o privati su singole occasioni
e progetti definiti (di recupero, restauro, valorizzazione del patrimonio storico, artistico, turistico, culturale e
sociale della citta') che prevedano un'equa considerazione degli interessi di tutte le componenti sociali. Deve
proporre alcuni interventi urgenti sul patrimonio artistico che necessita di un immediato recupero e riattivazione,
attivandosi perche' in questo lavoro non si perda il contributo dello Stato, della Regione, della Comunita'
Europea. E per far questo occorre che si faccia carico di un inventario e di un monitoraggio dei beni culturali piu'
a rischio. Per quanto riguarda le aree dove tuttora si produce (Neca, Necchi, Marelli) occorre vincolarle a una
destinazione produttiva o comunque di pubblica utilita' anche per il futuro. Per una migliore vivibilita' di Pavia e'
necessario invertire la tendenza a costruire prima e a preoccuparsi, eventualmente, dei servizi e dell'impatto
ambientale solo a edifici ultimati. Basta con questi "fatti compiuti"! In particolare non e' ammissibile che le aree
dismesse dalle industrie che hanno cessato l'attivita' o si apprestano a trasferirsi, vengano lasciate alla merce' della
speculazione senza che ci si preoccupi preventivamente dei problemi dell'occupazione, soprattutto di quella
giovanile e femminile. Il Comune deve subordinare la concessione dell'autorizzazione a costruire nelle aree
dismesse alla presentazione di concrete e verificabili garanzie di finanziamenti per la creazione di nuovi posti di
lavoro entro il territorio comunale. Un discorso importante puo' essere fatto sul Parco tecnologico. Esso puo'
infatti essere l'ultima possibilita' di reindustrializzazione in settori tecnologicamente avanzati. Va esaminato se
l'area prescelta sia la piu' conveniente, o se non possano essere utilizzate altre aree dismesse dalla Necchi o dalla
Neca. Quanto alle altre aree (Snia, Metallizzazione ecc.) la nostra proposta e' che si punti ad un loro utilizzo
socialmente indirizzato. Si pensi ad esempio alla cronica assenza di spazi aggregativi autogestiti, in una citta'
dove incontrarsi senza pagare e' pressoche' impossibile, oppure alla carenza di parchi-giochi per i bambini, di
verde pubblico, di luoghi di ritrovo per gli anziani, di centri di accoglienza per i disagiati e per gli immigrati. Le
aree dismesse possono diventare poli aggregativi per tutte queste necessita' sociali, spazi liberati dalla logica del
mercato speculativo e ridati alla cittadinanza, nell'ottica della maggiore autogestione possibile: i bisogni materiali
ed espressivi della collettivita' devono riconquistare ampi spazi vitali. Una parte dovra' essere messa a
disposizione per case I.A.C.P., tenendo presente l'ipotesi che gli ingenti fondi GESCAL siano resi effettivamente
disponibili. Per la viabilita' va riaffermata la necessita' della chiusura del centro storico, garantendo adeguate aree
di parcheggio e di funzionalita' delle linee di trasporto urbano. Per i Parchi (del Ticino, della Vernavola,
Visconteo) proponiamo il mantenimento dei confini e dei vincoli di tutela relativi. Aggiornamenti e modifiche,
ovviamente, sono sempre possibili: ma non si devono assolutamente lasciare passare gli insensati progetti tipo
Piano Asole, gia' sostenuto da Jannaccone Pazzi, o le non meno insidiose manovre per la riduzione del territorio
protetto, che la Giunta provinciale leghista di Casali va mettendo in atto per il Parco del Ticino, e che sta
ripetendo anche per il Parco Visconteo con la scusa di celebrare (a suo modo) il Seicentenario della fondazione
della Certosa di Pavia, con la complicita' della Galbani e di altri. L'incredibile poverta' culturale, il miserevole
provincialismo delle manifestazioni sin qui programmate tra pochi amici, non sono solamente la conseguenza
dell'ottusita' mercantile con cui gli uomini della Lega maneggiano queste delicate questioni: sono anche
funzionali a un progetto di "riordino" del territorio, in cui si bada soprattutto ad escludere presenze e controlli
scomodi, e la tutela del Monumento e' proprio l'ultima delle preoccupazioni, quasi la sua immagine ad altro non
dovesse servire se non a impreziosire l'etichetta di qualche prodotto caseario o d'altro genere. Particolare
attenzione in questo quadro dev'essere riservata al delicato problema del rapporto con Milano e con i Comuni
dell'hinterland, interessati da un intenso movimento pendolare da e verso Pavia che coinvolge, per la collocazione
della loro attivita' lavorativa, migliaia di cittadini pavesi, Non e' solo una questione di collegamenti da migliorare
ma anche e soprattutto un problema di pianificazione intercomunale per la tutela del nostro territorio
dall'espansione dell'edizia metropolitana. A questo scopo appaiono essenziali tanto il potenziamento di una grande
fascia verde tra le due citta' (Parco Visconteo o Parco Nord) quanto il rifiuto di iniziative commerciali o
pseudosportive intese a creare nuovi poli di aggregazione cementificata.
DIFESA DELLO
STATO SOCIALE
Le questioni sin qui ricordate richiedono con tutta evidenza che al Comune si creino
le condizioni per una RAPPRESENTANZA POPOLARE in grado di contrastare con successo le innumerevoli
aggressioni al territorio e all'ambiente che sono in atto, e che certo si aggraverebbero se le leve decisionali
dell'Ente Comunale cadessero in mano della destra. Tuttavia la minaccia incombe anche in altri settori. Il Comune
di Pavia deve opporsi allo smantellamento dello stato sociale gia' perseguito dai Governi da Amato a Dini. Deve
contrastare la politica di privatizzazione selvaggia, gli aumenti delle tariffe a carico dell'utenza, la pratica
dell'imposizione di tributi improprii e addizionali, la liquidazione dei servizi che nei vari campi (sanita', scuola,
assistenza) sono stati creati per alleviare almeno in parte le difficolta' delle categorie piu' deboli. Ne' puo' recitare la
parte dello spettatore neutrale, con pilatesche dichiarazioni di incompetenza, quando scoppiano i conflitti di lavoro
o si evidenziano le disfunzioni dei servizi pubblici non comunali. Vanno sventate con particolare vigilanza ed
energia le manovre di quanti guardano all'A.S.M. come a un nuovo Far West del banditismo speculativo, in cui il
patrimonio pubblico faticosamente messo insieme da generazioni di risparmiatori pavesi dovrebbe essere messo a
disposizione per il saccheggio dei rampanti piu' spregiudicati. L'A.S.M. a Pavia ha operato in situazione di
monopolio a largo raggio, che ha raggruppato vari settori: acqua, gas, trasporti, rifiuti. Gruppi facenti capo a Forza
Italia e ad A.N. si muovono da tempo per magnificare i benefici economici e di funzionalita' che le privatizzazioni
rappresenterebbero: basta leggere in proposito le tesi che certi giornali (in particolare IL PUNTO) vanno
sbandierando su commissione dei loro finanziatori. Ma in realta' le cose stanno altrimenti. Forse all'inizio
potrebbero esserci alcuni vantaggi per l'utenza (probabilmente a discapito della qualita' del servizio); ma
prevedendosi non un'azienda speciale, ma una S.P.A. a partecipazione mista, pubblica e privata, successivamente
con un aumento di capitale si arriverebbe a dare la prevalenza ai privati, senza un minimo di controllo da parte
delle istituzioni. Per quanto riguarda in particolare il problema dei rifiuti, che ormai nella nostra citta' e' arrivato
all'emergenza (ormai la discarica non e' piu' in grado di ricevere; e le tariffe sono quasi raddoppiate) occorre
mettersi seriamente all'opera per attuare al meglio la raccolta differenziata. Da questo punto di vista Pavia e' in
estremo ritardo, malgrado la legge regionale che prevede quantitativi e percentuali in base a tempi ben precisati. E
bisogna decidere sui progetti per l'inceniritore, per il quale sono state indicate varie aree, tra cui e' stata messa in
prima fila quella di Montebellino. In tutte queste questioni il Comune deve schierarsi con nettezza e coerenza per
tutelare gli interessi della parte piu' povera della cittadinanza.Tale principio deve essere fatto valere con particolare
impegno per quanto riguarda i bisogni degli immigrati extracomunitari, combattendo i preoccupanti fenomeni di
razzismo e xenofobia alimentati dalla Lega Nord. Debbono essere indicate con chiarezza le aree di sosta per le
carovane e apprestati i servizi necessari, debbono essere decentemente alloggiati e assistiti i "barboni", attualmente
alla merce' delle intemperie, o, nel migliore dei casi, di rapaci affittacamere; deve essere approntato un serio piano
di accoglienza per gli immigrati che preveda, oltre a centri per la temporanea dimora, l'assegnazione di alloggi
popolari che consentano loro una dignitosa sistemazione nell'ottica di una costruttiva e non conflittuale
compresenza e compartecipazione alla vita cittadina di extracomunitari e pavesi: l'immigrazione puo' essere una
fonte di arricchimento culturale per tutta la citta': non possiamo permettere che sia oggetto di speculazioni
economiche o che venga utilizzata per fomentare assurde "lotte tra poveri". Nella stessa ottica di tutela dello Stato
sociale debbono essere affrontati i grandi temi della politica per gli anziani e delle iniziative per i giovani. Per gli
anziani occorre difendere e potenziare per quanto possibile - facendo leva anche sulla partecipazione volta a
superare le strettoie, spesso umilianti, della "carita'" individuale - tutte le provvidenze gia' in atto per l'assistenza di
qualunque tipo (sanita', centri di aggregazione ecc.): cio' si puo' ottenere promuovendo iniziative destinate al
tempo libero, organizzando soggiorni collettivi in stazioni climatiche, gite, manifestazioni culturali ecc. Per i
giovani occorre innanzittutto prendere seriamente atto che e' mancata finora una risposta alle loro esigenze. Si
tratta, in pratica, di realizzare in concreto le disponibilita' di spazi e strutture gia' definite nel "Progetto Giovani"
del 1989 per le varie aree (artistica, scientifica, linguistica). Come e' noto, il Comune non ha superato lo stadio
delle buone intenzioni. Anzi, paradossalmente, abbiamo assistito al progressivo degrado delle pochissime strutture
sportive e sociali fortunosamente attivate ed alla inagibilita' di fatto di aree culturali gia' ristrutturate come Santa
Maria Gualtieri. Ma il Progetto Giovani, quando venisse attuato, non risolverebbe il problema della frattura
abissale che separa la Pubblica Amministrazione dai giovani di questa citta'; non solo e' mancata una indispensabile
opera di monitoraggio riguardo alle esigenze giovanili, ma quando queste ultime sono emerse, anche con forza,
sono state ignorate o addirittura contrastate dalla Giunta comunale: basti pensare ai numerosi tentativi di ottenere
spazi autogestiti, tentativi che si sono scontrati con la sorda opposizione di chi propaganda l'equazione: centri
sociali = covi di teppisti e di spacciatori. E' necessario dunque avviare un programma di ricerca che, tramite
indagini, sondaggi e studi mirati, porti a galla le reali necessita' dei giovani e che coinvolga poi i medesimi nella
progettazione e nella realizzazione di soluzioni e di innovazioni pratiche; una politica giovanile che non sia
ingabbiata entro i rigidi schemi dell'utilitarismo economico ne' vincolata da un burocratico e soffocante controllo
"dall'alto" di ogni iniziativa. Ai giovani, e non solo a loro, deve essere garantita la possibilita' di autogestire i
propri spazi, perche' solo l'autogestione offre la possibilita' concreta di sperimentare quella liberta' creativa e
aggregativa che bar e discoteche non possono certo vendere. Ne' si e' mai seriamente affrontato il problema della
reale integrazione tra gli studenti universitari e la citta'. Cio' che i giovani denunciano e' che non mancano certo da
parte loro proposte, idee e iniziative: cio' che ha fatto difetto e' invece la volonta' degli amministratori comunali di
prenderle in seria considerazione. Occorre pertanto promuovere un dialogo effettivo, capace di generare la
necessaria cooperazione tra giovani e amministrazione comunale. Un altro importante nodo che deve essere
affrontato e' quello del volontariato: a Pavia, come in tutta Italia, sono moltissime le associazioni che operano in
questo variegato settore, rimediando spesso alle carenze di uno Stato Sociale in via di smantellamento. La Giunta
leghista ha piu' volte ostacolato queste realta', soprattutto quando si e' occupata di situazioni ritenute marginali
(tossicodipendenza, handicap, extracomunitari ...), arrivando a negare ogni contributo e a sottrarre le sedi a persone
che hanno la palese "colpa" di portare avanti i valori della solidarieta' e del rispetto reciproco. E' necessario
invertire la tendenza, finanziando queste associazioni e favorendo la creazione dal basso di un reticolo
organizzativo che, senza sostituirsi alla Pubblica Amministrazione, sia di continuo stimolo all'attuazione di
politiche sociali solidali. Il volontariato e' una grande ricchezza, una forma di partecipazione democratica e di
affermazione di valori civici e umani che puo' essere uno dei perni su cui ricostruire la gestione collettiva della
citta': una amministrazione pubblica responsabile non puo' assolutamente ignorare le sue enormi potenzialita'.
IL RECUPERO DI UNA POLITICA CULTURALE
Altro delicatissimo campo
d'interventi e' quello della programmazione di quella che si potrebbe chiamare CULTURA DELL'EDUCAZIONE.
Vorremmo indicare a questo proposito due essenziali direttive:
a) Programmazione "trasversale": attuare
forme di coinvolgimento tra pubblico e privato, all'interno degli organismi direttivi e di gestione delle Istituzioni
culturali della citta', CIVICI MUSEI, BIBLIOTECA BONETTA, TEATRO FRASCHINI, ISTITUTO VITTADINI,
per la diffusione dei programmi, l'eventuale integrazione, sponsorizzazione (Case editrici, Tipografie, Cooperative
di servizio); utilizzo di volontariato sociale (Universita' della terza eta', Associazioni di volontariato sociale,
recupero dell'handicap, ecc.). Particolare attenzione dovra' essere riservata, all'interno delle Istituzioni culturali
citate, alla costituzione o al potenziamento delle relative SEZIONI DIDATTICHE, con il coinvolgimento diretto
delle Scuole statali e non di ogni ordine e grado interessate, cosi' come avviene gia' con Istituti e Dipartimenti della
nostra Universita' per attivita' di ricerca, studio, divulgazione; a questo proposito occorre che non vada perduta
irrimediabilmente la professionalita' gia' acquistata nel settore Scuola/Cultura da personale comunale negli anni
passati, e ora dispersa in altri tipi di servizi.
b) Programmazione educativa/rapporto con le scuole:
occorre rivedere le linee generali che riguardano tutto il settore dell'Istruzione (adeguamento delle strutture edilizie;
confronto con Enti e componenti sociali sulla razionalizzazione della rete scolastica, per la parte che compete
all'Amministrazione comunale; una soluzione dignitosa al problema delle mense, l'utilizzo del personale, ecc.);
particolare attenzione dovra' essere prestata al funzionamento delle scuole materne e dei nidi d'infanzia, sia dal
punto di vista delle strutture e del personale che da quello, piu' specifico, dei contenuti e delle finalita' educative,
ivi compreso un eventuale aggiornamento del personale in servizio (e' la riproposta di un "progetto educativo"
pubblico, indebolita dagli anni) - realizzare proposte nel senso della "cultura della democrazia", attraverso un piu'
diretto coinvolgimento di gruppi e associazioni, la programmazione di momenti d'incontro, anche di gioia e di
festa, l'offerta di luoghi e occasioni per gli anziani, i giovani, i portatori di handicap e di ogni forma di
emarginazione culturale e sociale. Nell'ambito della questione culturale deve trovare spazio la battaglia contro il
localismo e contro i particolarismi. Pavia e' particolarmente affetta da questo fenomeno di chiusura, di rifiuto di
cio' che e' diverso e lontano: l'affermazione della Lega e' solo l'aspetto piu' appariscente di un provincialismo
dannoso e soffocante. E' fondamentale contrastare questa tendenza, piu' che mai rischiosa in tempi di xenofobia
dilagante e di riflusso nel privato, favorendo gli scambi culturali e sociali con altre realta' cittadine, italiane ed
estere; l'obiettivo non e' la cancellazione della identita' locale pavese, bensi' il suo arricchimento tramite i
contributi di punti di vista sul mondo anche assai differenti. Una citta' senza confini difensivi e' un nodo vivo e
propositivo di una piu' complessa e produttiva rete di relazioni sociali e umane. La questione culturale deve
occupare nella programmazione dell'amministrazione comunale pavese un ruolo decisivo, in modo da ridare lustro
a una tradizione mai dimenticata, e rispondere adeguatamente alla domanda di cultura sempre piu' fortemente
posta dalla cittadinanza e sin qui insufficientemente esaudita. Per fare cultura occorre in primo luogo possedere
spazi atti ad ospitare manifestazioni. Bisogna far presto e far bene. A partire dal Teatro Fraschini. Tutto quanto
precede postula una verifica e una nuova impostazione del lavoro comunale all'interno e all'esterno dell'attivita'
propria del Comune. Non possiamo qui affrontare dettagliatamente tutti i nodi dei rapporti che il Comune
intrattiene, oltre che con l'A.S.M., con Enti e istituzioni diverse, pubbliche e private, in cui si esprimono momenti
essenziali della vita cittadina (scuola, cultura, servizi, tempo libero, turismo ecc.) Rispetto a questi temi ci
riserviamo di presentare proposte dettagliate, da elaborare in un confronto costruttivo e non subalterno con gli
interessati: i quali non sono solo i rappresentanti ufficiali degli Enti, ma anche e soprattutto gli utenti. Ma qualche
punto essenziale vogliamo indicare da subito per quanto riguarda l'Universita' e il San Matteo.
L'UNIVERSITA' - IL SAN MATTEO
Queste due istituzioni hanno nella nostra citta' un ruolo primario,
da tutti riconosciuto, e condizionano in diversi modi la vita del Comune e dell'intera cittadinanza. I loro
ordinamenti interni hanno caratteristiche rigidamente corporative e gerarchiche, che lasciano ben poco spazio alla
democrazia di base, e configurano di fatto due centri di potere, che tendono a imporre le proprie scelte all'Ente
locale, e a volgerne a proprio vantaggio le attivita' in ogni campo. Sia l'Universita' che il San Matteo fanno
affidamento sul loro prestigio culturale e su una specializzazione tecnica, che esclude di fatto ogni vero controllo
delle loro iniziative, sempre presentate come quelle piu' positive per la comunita' pavese. Ma entrambe le
istituzioni sono campi in cui si confrontano e si scontrano interessi corporativi e/o speculativi che costituiscono
"poteri forti" il cui fine principale non e' certo la tutela dei cittadini piu' deboli, perche' vi prevale assai spesso la
logica del profitto. Pertanto RIFONDAZIONE agira' nei loro confronti cercando di individuare caso per caso a che
cosa siano finalizzate le varie iniziative all'interno e all'esterno delle due istituzioni, e regolandosi di conseguenza.
In particolare i nostri rappresentanti si ispireranno a questi obiettivi: - allargamento e riqualificazione della
partecipazione democratica a tutti i livelli e in tutte le istanze. A cominciare dai Consigli di amministrazione, che
dovranno essere sottratti alla dittatura del Commissario e dei grandi baroni accademici, potenziando le possibilita'
di controllo e di intervento degli utenti (gli studenti, i ricoverati del Policlinico, il personale subordinato) che si
esprimono negli organismi piu' vari (Tribunale dei diritti del malato, rappresentanze sindacali e studentesche, ecc.)
- il Comune dovra' essere messo in grado di dire una sua parola decisiva su tutte le questioni, quali ad esempio le
mense degli studenti, il costo degli alloggi, il funzionamento dei servizi interni e di sportello, ecc. - dovranno
essere potenziate le possibilita' di intervento degli organismi studenteschi e delle rappresentanze sindacali, in
particolare quelle a qui spetta tutelare gli interessi del personale subordinato. E' necessario favorire in ogni modo
l'interscambio attivo tra l'Universita' e la citta', un fluire ininterrotto e bidirezionale di conoscenze e di esperienze
concrete, che veda il reciproco arricchimento e una compenetrazione fino ad ora mai realizzata, per una cultura
veramente democratica e accessibile a tutti e per un sapere volto anche alla risoluzione dei concreti problemi
quotidiani.
L'ATTIVITA' DEL COMUNE E I QUARTIERI
Particolare attenzione
dovra' essere dedicata al funzionamento della macchina comunale in tutte le sue articolazioni. Per superare le
disfunzioni della burocrazia comunale e' necessario procedere a una ristrutturazione che parta dalla valutazione
dei carichi di lavoro e stabilisca in base a questa i diritti e i doveri di ciascuno. I quartieri, in modo particolare,
vanno redistribuiti e potenziati, in modo da far fronte a nuove e piu' importanti funzioni. Quel che piu' conta infatti
non e' il loro numero (potrebbero essere ridotti a cinque, procedendo sulla base dei collegi provinciali e
aggiungendo il Borgo, dotato di una particolare connotazione storica e topografica), bensi' la qualita' dei loro
servizi. In ogni quartiere, situato possibilmente non troppo a ridosso del centro storico, dovrebbe essere previsto un
centro civico; nel quale siano decentrati i servizi indispensabili (certificazioni, presidi socio-sanitari) oltre che le
strutture in grado di assicurare il corretto funzionamento del Consiglio di quartiere, anche e soprattutto dal punto di
vista del collegamento, non solo burocratico ma anche politico, con la sede centrale del Comune. Nel centro civico
debbono essere delimitati spazi idonei per l'aggregazione, gestiti preferibilmente da cooperative di giovani o di
disoccupati convezionate con il Comune. Il regolamento per la gestione di tali spazi dovra' essere approvato da un
Comitato in cui siano rappresentati, oltre al C.D.Q., gli utenti e ovviamente l'Assessore competente. In questo
quadro, si dovra' apprestare il personale necessario (non solo una segreteria amministrativa, ma anche assistenti
sociali, personale sanitario e soprattutto vigili di quartiere). Dovranno essere ridimensionate le indennita' dei
Presidenti, a favore di una piu' consistente disponibilita' per le iniziative.
UNA SCELTA DI
CAMPO
In conclusione dev'essere ben chiaro che il Partito della Rifondazione comunista propone per
l'amministrazione comunale di Pavia una chiara caratterizzazione e azione di sinistra, e che accoglie gli appelli
all'unita' della sinistra soltanto a condizione che tale unita' non comporti l'accettazione di mediazioni consociative
che si risolvono in pratiche politiche centriste e/o, peggio, di destra. Coloro che sono con arroganza persuasi che,
in un eventuale ballottaggio al secondo turno Rifondazione debba riversare i propri voti su candidature spacciate
per "democratiche" o "di solidarieta'" senza che a queste etichette corrisponda alcuna garanzia concreta, ebbene
costoro si disilludano. L'accordo di desistenza che abbiamo stipulato alle elezioni politiche per difendere la
Repubblica dall'assalto della destra di Fini e Berlusconi non e' automaticamente estensibile al Comune, in cui la
posta in gioco non e' altrettanto drammatica. Qui rospi non ne inghiottiamo e rifiutiamo aggregazioni forzose
basate su un nostro presunto ruolo subalterno, da prendere o lasciare in assenza di alternative percorribili.
Intendiamo contribuire all'assunzione del Governo della citta' da parte di una sinistra autentica, alternativa e
conflittuale con i ceti dominanti, che costituisca nei confronti dell'arroganza dei "poteri forti" un solido e
autorevole contropotere popolare; ove questo non dovesse essere possibile nell'immediato, non percio' cesseremo
di perseguire tale obiettivo per un prossimo futuro esprimendo una forte azione di opposizione anche qualora non
disponessimo di seggi o di posizioni di potere. Su questa linea mettiamo da parte qualsiasi settarismo. Siamo
disponibili al dialogo e a prendere in considerazione tutte le proposte presentate in questo spirito, proposte, cioe',
che non partano da ambigue indicazioni di personaggi "al di sopra delle parti", al cui carisma si pretende di
attribuire poteri salvifici. Chiediamo di conoscere preventivamente i programmi di tutti i candidati Sindaci, e
pretendiamo soprattutto il loro impegno a contenere i superpoteri rimessi al Sindaco dalla nuova legge che ne fa
quasi un podesta'. Non daremo alcun sostegno, e anzi contrasteremo fieremente, qualsiasi candidato che non
accolga nel suo programma e nell'azione quotidiana il confronto e il giudizio del consiglio comunale per le
decisioni politiche e amministrative di maggior rilievo.
RICOMINCIAMO DA
SINISTRA