La
diagnosi di malattie genetiche
Ma….qual è l’obbiettivo della
terapia genica?
Una volta per la diagnosi delle malattie ereditarie ci si basava solo ed esclusivamente sulla storiologia della famiglia, non potendo così garantire una diagnosi precisa e soprattutto non potendo garantire a coppie con parenti affetti da una malattia ereditaria la possibilità di mettere al mondo figli malati. Grazie al Progetto Genoma è stato possibile identificare i geni responsabili di malattie. Per prima cosa bisogna identificare la natura delle alterazioni genetiche nel DNA: ve ne sono di diverso tipo, che causano in ogni caso un cambiamento nelle proprietà funzionali del loro prodotto genetico. Questi cambiamenti hanno conseguenze diverse: la proteina può essere prodotta in quantità eccessive, insufficienti o addirittura può non essere prodotta e in altri casi viene alterata la funzionalità del prodotto genetico. Le alterazioni a livello di DNA possono essere divise in due gruppi principali: anomalie cromosomiche cariotipicamente evidenziabili e anomalie non identificabili con il solo studio microscopico dei cromosomi. Le prime sono state oggetto di innumerevoli studi e possono quindi essere identificate rapidamente anche con la più moderna tecnica nota come painting cromosomico. Il secondo gruppo di malattie ha trovato invece spazio per l’analisi nel Progetto Genoma. Queste alterazioni devono essere studiate con metodiche di ingegneria genetica e possono essere raggruppate in tre categorie:
·
delezioni,
inserzioni, inversioni, duplicazioni non visibili al microscopio ottico;
·
mutazioni
puntiformi: nonsenso, missenso, mutazioni ai siti di splicing, nelle regioni
regolatrici;
·
mutazioni
dinamiche (da aumento di triplette ripetute).
Le alterazioni della prima categoria avvengono su scala
ridotta e non possono così essere documentate con un’analisi del cariotipo.
Quelle più facilmente evidenziabili sono la delezione, l’acquisizione o il
raddoppio di nucleotidi di una sequenza genetica. Per la loro identificazione
vengono utilizzate tecniche basate su particolari tipi di elettroforesi. La perdita, l’acquisto o
la duplicazione di nucleotidi porta ad avere un RNA messaggero cui mancano o
sono aggiunte una o più basi, anche se è possibile che avvenga una brusca
interruzione nella traduzione del codice e quindi si abbia una proteina
troncata che non è in grado di svolgere la propria funzione.
Nella seconda categoria avvengono
mutazioni puntiformi che riguardano le singole basi e che producono diversi
difetti. Ci potranno essere mutazioni missenso[LT1], nonsenso[LT2], silenti o sinonime[LT3].
Infine consideriamo la scoperta più recente, ovvero le
mutazioni dinamiche. Alcune patologie sono dovute alla presenza di una fila di
triplette nucleotidiche che subiscono un allungamento anomalo.
Per ricercare queste diverse alterazioni, vengono
impiegate diverse tecniche.
L’analisi citogenetica rappresenta un importante
strumento di diagnosi di molte malattie. Essa consiste nell’analisi al
microscopio ottico del cariotipo (cromosomi che rappresentano il nostro
patrimonio genetico). Questa tecnica permette di identificare le alterazioni
del DNA di una certa entità. Una modificazione a questa analisi del cariotipo è
la FISH (fluorescente in situ hybridization) in cui alcuni tratti del DNA
vengono marcati con differenti fluorocromi e poi fatti appaiare a cromosomi
ottenuti dalle cellule arrestate in metafase. La FISH è stata utilizzata
specialmente nella fecondazione assistita in coppie a rischio per malattie
legate al cromosoma X.
La diagnosi prenatale di molte malattie genetiche si
basa su campioni di cellule fetali o di sostanze chimiche prodotte dal feto.
Attualmente vengono utilizzate due tecniche: l’amniocentesi e il prelievo dei
villi coriali. Dopo la raccolta dei campioni vengono eseguiti dei test che
permettono la diagnosi.
E’ possibile avere una diagnosi genetica prima che gli embrioni vengano impiantati nell’utero materno grazie alle tecniche di fertilizzazione in vitro. Questa diagnosi permette di selezionare solo gli embrioni identificati come non affetti da malattia.
Le tecniche impiegate sono le stesse della diagnosi
prenatale.
Ma….qual è l’obbiettivo della terapia genica?
I virus più utilizzati sono i seguenti:
·
adenovirus- hanno una durata limitata in quanto non si integrano nel genoma.
Possono essere iniettati in vivo
·
retrovirus- restano nel DNA della cellula per sempre, passando quindi alla
progenie. Non possono essere iniettati in vivo quindi le cellule interessate
devono essere tolte dall’individuo malato, essere messe a contatto col virus e
poi reiniettate
·
virus adenoassociati- presentano proprietà miste tra il retrovirus e
l’adenovirus
[LT1]Mutazioni che avvengono
all’interno di una tripletta nucleotidica in cui il cambio di una singola base porta
alla produzione di un amminoacido diverso da quello codificato precedentemente
dal normale codone, e quindi a una proteina alterata in un solo punto
[LT2]La base mutata porta alla formazione di una tripletta di stop che non codifica per alcun amminoacido, portando all’interruzione del prodotto genetico
[LT3]Nonostante ci sia un cambio
nucleotidico il prodotto amminoacidico non viene alterato
[LT4]Virus in cui si sostituisce
il patrimonio genetico con il gene necessario; il virus non provoca più
malattie, ma conserva la capacità di penetrare nella cellula